I diari della settimana In primo piano

DIARIO DELLA SETTIMANA DAL 19 DICEMBRE

«La mia terra bella e ingiusta, dove ogni nero è straniero»

Vengo da una terra bellissima, che Dio ha generosamente dotato di impareggiabili risorse naturali, vaste pianure, montagne e colline, uccelli canori, stelle rilucenti nel firmamento blu, e un sole raggiante, un sole d’oro. Delle cose buone distribuite dalla munificenza divina ce n’è a sufficienza per tutti, per ognuno di noi, ma l’apartheid ha sancito l’egoismo dei pochi, spingendoli ad accaparrarsi con ingordigia una quota sproporzionata di tutto ciò, a ghermire per sé la parte del leone, perché il potere è nelle loro mani. Si sono impadroniti dell’87 per cento del territorio, pur rappresentando il 20 per cento della nostra popolazione. Tutti gli altri devono accontentarsi del rimanente 13 per cento. L’apartheid ha ratificato la politica dell’esclusione. Il 73 per cento della popolazione è esclusa da qualunque partecipazione significativa nei processi decisionali della politica, nella stessa terra che ha dato loro i natali.
I neri vengono sistematicamente spogliati della loro cittadinanza sudafricana e trasformati in stranieri nella stessa terra dove sono nati. È questa la soluzione finale dell’apartheid, proprio come il nazismo aveva previsto la soluzione finale degli ebrei nella follia ariana di Hitler.
dal discorso pronunciato da Desmond Tutu per l’accettazione del premio Nobel per la Pace 1984

Diario dal 19 dicembre

21 dicembre

  • il manifesto – Bielorussia, il dramma dei bambini, da soli nella foresta senza la famiglia – Nei gelidi boschi che ricoprono le frontiere tra Polonia e Bielorussia al dramma dei migranti che da settimane sono accampati tra la neve si aggiunge quello dei minori. Tra loro alcuni viaggiano addirittura senza famiglia.
  • Avvenire – Bielorussia-Polonia, minacce e botte E ispettori Onu off-limits al confine – Migranti picchiati, minacciati, costretti a pagare cifre esorbitanti per cibo e acqua, forzati a passare il confine con la Polonia dai soldati della Bielorussia. Sono le gravi accuse raccolte da un team dell’Onu in Polonia a cui le autorità di Minsk, ma anche quelle polacche, hanno impedito l’accesso alle zone ‘calde’ del confine.
  • Il manifesto – Mediterraneo, 163 migranti morti. 333 in attesa di un porto di Giansandro Merli – Almeno 163 migranti hanno perso la vita durante lo scorso fine settimana davanti alle coste libiche. Nella notte tra venerdì e sabato il primo incidente, che ha riguardato un barcone in legno al largo di Sourman (70 chilometri a ovest di Tripoli). Dei 110 migranti a bordo ne sono sopravvissuti soltanto otto, tutti gli altri risultano dispersi ma le possibilità di trovarli in vita sono praticamente inesistenti.
  • Avvenire – Petrolio e migranti, persecuzioni che «fanno comodo» a troppi di Nello Scavo – L’oro nero è da sempre la condanna di un intero popolo. Migliaia di migranti arrivano in Libia ogni anno, in cerca di sicurezza e dignità per se stessi e le loro famiglie ma lì restano intrappolati. Le partenze dei barconi servono o a ricattare Italia e Ue o a spostare l’attenzione per far transitare il petrolio di contrabbando. Corruzione e impunità restano la regola. Assenti i diritti umani.
  • Avvenire – Morti e dispersi sulla rotta dell’Egeo «Quel barcone era diretto in Italia» – I drammi si ripetono. Naufragi che non fanno notizia, così come la rotta, malgrado i numeri in crescita. Con l’aumento dei pattugliamenti e le accuse di rimpatri verso la Turchia per chi arriva, molti provano rotte più lunghe su imbarcazioni più grandi. Ma aumentano anche i rischi.

24 dicembre

  • Avvenire – Il piccolo ‘Sos’ e il Natale sulla nave senza un porto di Daniela Fassini – Sono i ‘dimenticati’ del Natale, uomini, donne, bambini e neonati (due sotto il primo mese di vita) a bordo delle navi Ong in attesa di un porto sicuro. «Un periodo prolungato in mare a persone che hanno tanto sofferto mette a rischio la loro salute fisica e mentale». Solo la Ong Sea Eye 4 con 216 persone a bordo toccherà terra oggi, dopo sette giorni di attesa.
  • Avvenire – Trieste, gli ultimi passi dei migranti «I loro piedi, le fatiche dell’anima» di Nello Scavo – Cominciare a vedere le cose dai piedi è un buon esercizio. La prospettiva dello sguardo e i rapporti di forza si invertono. A Trieste Lorena e Gian Andrea insegnano in silenzio che l’Europa di oggi guardando i piedi dei maltrattati potrebbe riconoscere il volto della propria decadenza. «Prendersi cura di loro – dicono – vuol dire prendersi cura anche di noi e della nostra storia».
  • Il manifesto – il salvataggio è un dovere, archiviato il procedimento contro Carola Rackete, comandante della nave Sea Watch3: ha agito, «nell’adempimento del dovere di salvataggio previsto dal diritto, nazionale e internazionale, del mare». Nel pieno rispetto delle norme sono stati sia il salvataggio dei 53 migranti in pericolo realizzato l’11 giugno del 2019, sia il rifiuto di farli sbarcare nel porto di Tripoli.

25 dicembre

  • Nella notte tra il 25 e il 26 dicembre del 1996, nel canale di Sicilia di fronte a Portopalo, affondò una barca carica di immigrati. Morirono 283 giovani persone provenienti da paesi poveri o in guerra: Pakistan, India, Sri Lanka. Fu il mare a restituire ciò che, in quella notte drammatica, aveva inghiottito. Al largo di Capo Passero alcuni pescatori avevano, infatti, iniziato a rinvenire i cadaveri dei naufraghi nelle loro reti. Preoccupati delle conseguenze sulla loro attività, decisero di non denunciare l’accaduto e di rigettare in acqua quei corpi esanimi. Le voci circolavano in paese e tra queste una non restò sottotono. Era quella di Salvatore detto “Salvo” Lupo. Un giorno ritrovò la carta d’identità di un giovane tamil di 17 anni, Ampalagan Ganeshu, originario dello Sri Lanka e da allora la sua vita non fu più la stessa. Il ritrovamento di quella carta di identità e il suo coraggio contribuirono a squarciare il mistero che per anni aveva avvolto la vicenda. La sua testimonianza consentì la conoscenza e la memoria di un naufragio che, altrimenti, sarebbe rimasto sepolto negli abissi del mare, nascosto dalla paura di chi aveva scelto di ributtare quei “tonni” e quei pezzi di relitti in mare. Ne seguì un’inchiesta giornalistica e una giudiziaria. Un tragico naufragio da ripercorrere col pensiero.

26 dicembre

  • muore Desmond Tutu.

27 dicembre

  • Alcuni articoli che ricordano Desmond Tutu:
  • Internazionale – Le tre vite di Desmond Tutu di Pierre Haski – il liberatore, il riconciliatore, la bussola morale. Tre vite di lotta, portavoce di chi non aveva voce.
  • Nigrizia Il Sudafrica piange la morte di Desmond Tutu di Efrem Tresoldi – Con la sua scomparsa il mondo perde un grande uomo di pace e di fede, un tenace combattente per la giustizia e per una società globale in cui “le persone contino più delle cose”.
  • La Stampa – Tutu il ribelle l’arcivescovo anti-apartheid di Domenico Quirico – Era l’ultimo rimasto dei tre coraggiosi, insieme a Mandela e al boero De Klerk, che hanno realizzato uno dei pochi miracoli del feroce ventesimo secolo, aver cioè traghettato il Paese della bestemmia bianca dell’apartheid, senza vendette, nell’età dei diritti e dell’eguaglianza razziale.
  • La Stampa – La strage di Natale di Fabio Albanese – Un Natale di naufragi, morti, dispersi, ma anche di salvataggi in extremis e di sbarchi. La rotta tra Libia e Tunisia da una parte e Italia e Malta dall’altra è quella più «trafficata» e mortale. Ma morti ci sono stati anche nel mare Egeo, tra i migranti della «rotta turca», molti dei quali giunti in Calabria.
    La Stampa – La trincea di dolore che non dà tregua di Giorgia Linardi – ai nostri confini non c’è tregua. Famiglie che muoiono di freddo e la polizia di confine, europea, che le insegue per rimandarle indietro. Alarmphone denuncia l’ennesima barca carica di persone abbandonate in mare. E la Sea-Watch 3, con a bordo 446 sopravvissuti (uno ha due settimane di vita) è in attesa di un porto.

28 dicembre

  • La Stampa La riconciliazione e la lezione di Tutu di Luigi Manconi – L’arcivescovo anglicano ha tradotto in prassi esemplare una delle più fertili invenzioni filosofico-giuridiche del ‘900: la giustizia riparativa, quella forma di applicazione del diritto che mira a suturare la ferita determinata nelle relazioni sociali dalla commissione di un reato; e che non si limita a sanzionare la lesione inferta, ma opera per curarla.
  • Avvenire Tutu, l’uomo di fede e di pace che fece crollare l’apartheid di Giulio Albanese – Tutta la sua esistenza è stata orientata verso l’obiettivo di dare piena inclusione alla popolazione nera segregata, unendo i principi cristiani e la cultura Ubuntu, un concetto filosofico della tradizione bantu, dalla forte valenza sociale. Ideatore nel 1995 della Commissione Verità e Riconciliazione evitò una guerra civile nel Paese dell’Africa Australe. Ripudiando razzismo e discriminazione.
  • Il manifesto Desmond Tutu, il Sudafrica perde la sua bussola morale di Laura Burocco – «Arch» della pace. Nazione arcobaleno, riconciliazione, diritti di tutti. Le mille battaglie e utopie di un arcivescovo che è stato la voce globale della lotta contro l’apartheid durante la prigionia di Nelson Mandela
  • La Stampa – Donne afghane, vietato viaggiare di Francesca Mannocchi – Afghanistan, a quattro mesi dalla caduta di Kabul, una partita senza vincitori: i governi occidentali vogliono difendere i diritti dei cittadini afgani, i taleban vogliono legittimità internazionale. Questa partita continua a giocarsi sulla pelle di milioni di persone, donne soprattutto, mentre il Paese sprofonda nella crisi economica, con la carestia che incombe.
  • Domani – Bosnia, i «Game shop» dove i migranti si preparano alla rotta balcanica di Linda Caglioni – Il «Game» è come chiamano il viaggio dai campi della Bosnia fino all’Unione europea, ma percorrerlo non è un gioco: servono provviste ed equipaggiamenti. Un’economia ombra è sorta intorno ai campi per fornirglieli.
  • il manifesto – Migranti, un anno di strage infinita. Ue e Italia complici di Filippo Miraglia – È un cinismo davvero impressionate: anziché ricercare soluzioni giuste e praticabili, canali d’accesso legali e sicuri, si scrivono norme con l’obiettivo esplicito di rendere legittimi comportamenti oggi illegali, come respingimenti e rimpatri verso Paesi in conflitto.
  • Mediterranea Saving Humans – Tra Bosnia e Croazia, è stato inaugurato un vero e proprio campo di confinamento finanziato dall’Europa dove la dignità umana viene calpestata.
  • Medici senza frontiere – assegnato Augusta come porto sicuro alla nave Geo Barents di Medici Senza Frontiere con 558 profughi a bordo, 145 sono minori. La nave è stata dodici giorni in mare e ha portato a termine otto operazioni di salvataggio.
  • Mediterranea Saving Humans – 444 persone sulla Sea Watch3 aspettano da giorni un porto sicuro dove sbarcare. 4 persone sono state evacuate stanotte: una giovane donna incinta, sua sorella minorenne, un uomo con problemi medici e suo figlio. A bordo ancora 440 persone fra cui donne e bambini piccoli. Tutte e tutti hanno il diritto di sbarcare. Che cosa aspettano le autorità italiane a porre fine a questa inutile attesa?
  • Internazionale – In Birmania il massacro continua nel silenzio generale di Pierre Haski – L’aspetto peggiore è l’indifferenza generale. La Birmania è ormai sparita dall’agenda dei mezzi d’informazione, tranne quando un massacro va oltre le normali tragedie. È il caso di oggi, ma il timore è che non cambierà nulla.
  • fucilati nel poligono di tiro di Reggio Emilia i sette fratelli Cervi: Gelindo, Antenore, Aldo, Ferdinando, Agostino, Ovidio, Ettore. Da non dimenticare.

29 dicembre

  • Domani – Migranti, l’Italia continua con la linea Salvini e ha la benedizione dell’Ue di Maso Notarianni – nonostante gli appelli di papa Francesco, è l’indifferenza che continua a farla da padrone.
  • Il manifesto – L’anno delle guerre dimenticate e silenziate di Alberto Negri – Se non fosse per il papa che ha ricordato le tragedie della Siria e dello Yemen qui nessuno ne parlerebbe più. Eppure, si tratta di “guerre parallele”. Da una parte l’Arabia saudita si presenta come leader di una coalizione militare che difende il “legittimo” governo yemenita. Dall’altra c’è lo stato ebraico che approfittando del conflitto siriano ha deciso di raddoppiare gli insediamenti nel Golan occupato nel 1967.
  • La Stampa – Hitler sull’albero di Natale ultimo sfregio al mio dolore di Edith Bruck – All’albero di Natale del Comune di Montemurlo, alcuni sconosciuti hanno appeso indecorose immagini di Hitler con il cuore in mano. Questo gesto suscita in me una profonda tristezza, oltre che indignazione. “… i politici / dalla vista corta / e dalla memoria debole / minimizzano. / … / «Sono solo ragazzate»”
  • Geo Barents è arrivata ad Augusta. Continua l’attesa per i 449 della Sea Watch3