I diari della settimana In primo piano

DIARIO DELLA SETTIMANA DAL 28 APRILE

I soldi non puzzano

Da mesi usiamo i pensieri e le parole come armi. Da anni, però, c’è chi mette conti correnti e servizi finanziari a disposizione delle armi. O meglio, delle industrie che le producono. La Relazione della presidenza del Consiglio sull’import ed export di armi 2022 conferma questa passione, mai scemata, tra banche e produttori (grandi e piccoli) armati. Il boom di quest’anno (+87%) si rivela ancora più sorprendente e ha una sola spiegazione: le banche si sono sdraiate sui bisogni delle industrie militari. Con i conti correnti che si trasformano sempre più in conti correnti armati. Per il sesto anno consecutivo (2016-2021) al primo posto nella tabella dell’export definitivo si piazza il Gruppo Unicredit con 2,4 miliardi di euro (44% sul totale) e un +13% rispetto al 2020. Seguito da Intesa San Paolo (1,1 miliardo di euro e un +32% rispetto al 2020) e da Deutsche Bank (803 milioni circa e un +25% rispetto al 2020). Quasi l’80% dell’ammontare complessivo delle esportazioni definitive ha interessato 3 aziende militari: Leonardo (55,5%), Fincantieri (20,36%) e Iveco defence vehicles (3,93). (da Nigrizia 29.4.2022)

Diario dal 28 aprile

28 aprile

  •  il manifesto – Oltre 2mila miliardi investiti nel mondo per gli eserciti – Di fronte a tali scelte non certamente in grado di garantire maggiore sicurezza, men che meno Pace, alla comunità internazionale… è praticamente solo la voce della società civile a contestare ciò che papa Francesco ha definito ancora una volta una «pazzia» di cui vergognarsi e che «arricchisce solo i colossi delle armi»

29 aprile

  • La Stampa – “L’industria delle armi vuole la guerra nel loro nome tradiamo la Costituzione” intervista a Luigi Ciotti – «Questa è la vittoria delle industrie delle armi, sono i più grandi vincitori. Loro non vogliono la pace, vivono delle guerre. E noi stiamo tradendo la nostra costituzione…Gli uomini e le donne hanno il diritto di difendere la loro libertà. Strano però che non ci sia la stessa attenzione nei confronti di tutti gli altri conflitti e di altri migranti che continuano a morire in fondo al mare e che noi respingiamo alle frontiere… Il nostro impegno deve spingere sulla soluzione diplomatica.
  • La Stampa – L’America ci chiede la guerra totale di Domenico Quirico – La guerra è un continente misterioso. Al di sotto della sua superficie si muovono realtà più nascoste. Da ieri la guerra si è fatta palese nella meta finale. Gli americani, infatti, hanno chiarito qual è il loro scopo. È la guerra totale e esplicita e nessuna trattativa con Putin. Nessuno dei quaranta di Ramstein si è opposto alla indicazione americana. Inutili farsi illusioni. Con la prossima onda si può esser trascinati in mare. Forse non c’è altra via. Ma bisogna dirlo.
  • Il manifesto – La grande fiera delle armi: per essere vendute devono essere usate di Tonino Perna – la guerra in Ucraina rappresenta un’autentica fiera delle armi, molto più remunerativa, sul piano delle vendite, delle tradizionali fiere del settore. Nuove armi, infatti, per essere vendute devono dimostrare la loro efficacia sul terreno. A differenza di tante altre merci dove sono i consumatori che con il passaparola creano un giudizio positivo o negativo sulle novità introdotte, dove sono gli imprenditori, per le macchine utensili, che prima di acquistarle vogliono vederle all’opera, per i sistemi d’arma sono le guerre il solo test che dà un giudizio definitivo sul valore delle novità introdotte. E’ noto che gli States sono in guerra quasi ininterrottamente dal secondo conflitto mondiale, e l’industria militare è una colonna portante dell’impero nordamericano, del suo sistema militare-industriale: il 4% del Pil ed il 40% della spesa militare mondiale.. Disarmo e de-finanziarizzazione dell’economia si impongono unitamente ad una profonda conversione ecologica, nella costruzione di un cammino di pace tra gli esseri umani e la natura.

30 aprile

  • Avvenire «In Libia crimini contro l’umanità» Dall’Aja nuove accuse sugli abusi di Nello Scavo – Negli esposti vengono denunciati i governi europei, e specialmente quello italiano, per le opache prassi di cooperazione con funzionari libici coinvolti in indagini internazionali per traffico di esseri umani, contrabbando di carburante, armi e sostanze illecite.
  • Avvenire – «Oltre 3mila persone morte o scomparse in mare» – Numeri raddoppiati nel 2021. E nel 2022 già 478 decessi registrati da gennaio. L’Agenzia Onu per i rifugiati: «Gli Stati devono garantire il libero accesso umanitario… alle persone in viaggio, intercettate in mare, o detenute in centri di detenzione, e determinare se queste persone hanno bisogno di protezione internazionale».
  • Avvenire – Lascia il direttore di Frontex Accuse di malagestione – Una vicenda molto negativa per l’agenzia, considerata cruciale per la gestione dei flussi migratori. Secondo cinque testate giornalistiche, si sarebbero verificati numerosi respingimenti alla presenza di funzionari di Frontex. Consegnate alla Guardia costiera greca le imbarcazioni dei migranti, poi ritrascinate e abbandonate in mare aperto.
  • finesettimana.org – “La resistenza merita l’aiuto di tutti, la guerra va impedita da tutti” di Enrico Peyretti – Contro l’ideologia della vittoria. In questi ultimi giorni, da molte parti (Ucraina, Stati Uniti, Europa) si è parlato, non più di fermare la guerra e di passare a trattative, ma di volere la vittoria! Biden: ridurre il peso della Russia. Zelenski: avanti fino alla vittoria. Il problema della guerra è fermarla, non vincerla. La vittoria in guerra è un mito, legato al regno della violenza e della morte. Una vittoria bellica è sempre seme di nuova guerra, di rivincita. La resistenza non è guerra: la resistenza essenzialmente non è, come la guerra, uccidere, non è, come la guerra, morire nell’atto di uccidere. La resistenza merita l’aiuto di tutti, la guerra va impedita da tutti. La resistenza è per il diritto umano, la guerra è per produrre più morte, più dominio. La resistenza usa la forza umana che sa sopportare senza subire, che sa disobbedire alla prepotenza: infatti, ogni potere consiste nell’essere obbedito, la coraggiosa disobbedienza svuota il potere ingiusto.

1 maggio

  • Avvenire – Il lavoro degno genera pace – Il lavoro ha mille facce, in positivo e in negativo. Se «ogni guerra nasce da un’ingiustizia», il nostro sforzo per costruire la pace non può che partire dal sanare le nostre di ingiustizie. Occorrono certo più controlli e una repressione efficace per sanare le piaghe dello sfruttamento. Ma anche una maggiore coscienza nel nostro ruolo di imprenditori, consumatori, utenti.
  • Avvenire – Il silenzio uccide in 169 guerre di Lucia Capuzzi – Nel disinteresse quasi totale, ogni anno si combattono conflitti lontani dai riflettori dei media. Africa e Asia restano i Continenti del buio informativo. Solo 4 scontri vedono nazioni contrapposte. Dominano le contrapposizioni interne. E le conseguenze umanitarie sono catastrofiche.

2 maggio

  • Mosaico di pace – La politica della guerra e quella della pace di Tonio Dell’Olio – La guerra certifica piuttosto il fallimento della politica e non la sua prosecuzione. Anche nel tempo della guerra la politica può tentare di riscattarsi con l’opera diplomatica e il dialogo. La storia, le vittime, la vita ci urlano di scegliere di stare dalla parte di chi vuole la pace. Papa Francesco non ha perso occasione di ripeterlo anche ieri: “Mi chiedo se si stia veramente ricercando la pace; se ci sia la volontà di evitare una continua escalation militare e verbale; se si stia facendo tutto il possibile perché le armi tacciano. Vi prego, non ci si arrenda alla logica della violenza, alla perversa spirale delle armi. Si imbocchi la via del dialogo e della pace!”.
  • Mediterranea Saving Humans – da una settimana, 295 naufraghi, salvati da 4 gommoni in pessime condizioni e sovraffollati, ora a bordo della Ocean Viking, attendono un porto sicuro per l’approdo. Assegnato il porto di Augusta per la nave Geo Barents con 101 superstiti a bordo.
  • Altreconomia – I campi di confinamento voluti dall’Unione europea per bloccare i migranti – Nella strategia di esternalizzazione europea nei confronti di migranti e richiedenti asilo c’è un tema molto meno affrontato rispetto al tragico capitolo dei respingimenti. Si tratta dei campi di confinamento: dalla Turchia alla Grecia, passando per la Serbia, la Macedonia del Nord e la Bosnia ed Erzegovina, l’Unione europea ha intensificato, dopo la cosiddetta crisi dei rifugiati del 2015, la costruzione di “campi” e “centri” in cui rendere invisibili e confinare le persone che raggiungono -o vorrebbero farlo- l’Europa per chiedere protezione. Il 7 e 8 maggio RiVolti ai Balcani organizza un convegno internazionale, in presenza e in diretta online, per rompere il silenzio.
  • Altreconomia – Il vero conflitto è tra umani e disumani. di Roberto Mancini – La sola arma per vincerlo è la “non violenza”, un esercizio di giustizia a cui ciascuno può contribuire e che risana le situazioni senza fare nuove vittime. L’esasperazione dello scontro e la reazione di Usa, Nato e Unione europea (riarmo e sanzioni invece che dialogo e trattativa) ha la probabilità di far sprofondare il mondo nella guerra nucleare. Dare armi al governo di Zelensky non significa difendere il popolo (che anzi così viene incastrato a restare sotto l’impatto della guerra) significa accelerare la spirale della catastrofe per l’Ucraina e per tutti.

3 maggio

  • Avvenire – guerra più guerra non fa pace di Marco Tarquinio

4 maggio

  • il manifesto – Assolti i volontari di Baobab, ma resta il problema dell’art.12 sul “favoreggiamento”. Le Ong criticano la formulazione del «favoreggiamento» dell’immigrazione ed emigrazione clandestina prevista dal testo unico sull’immigrazione. Che risale alla Turco-Napolitano votata dal centro-sinistra.
  • Il manifesto – Con la guerra il confine si trasforma in frontiera che diventa barriera di Alfonso Maurizio Iacono – Nel dualismo amico-nemico i confini diventano frontiere e i diaframmi si trasformano in muri. I confini stanno dalla parte della pace, le frontiere da quella della guerra. Ciò che distingue il senso metodico e razionale della pace è porsi come scopo quello di riportare le frontiere allo stato di confini, lottare perché ciò torni ad essere.
  • Mediterranea Saving Humans – Ancora nessuna soluzione per i 294 sopravvissuti a bordo della Ocean Viking.

Solidarietà con tutti i popoli oppressi! Solidarietà con tutti i migranti!


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