I diari della settimana In primo piano

DIARIO DELLA SETTIMANA DAL 2 SETTEMBRE

La guerra è la maggiore contraddizione dei diritti umani
La cultura politica corrente ora si piange addosso, ma nel ’91 e nel 2001, giustificava le guerre Usa che coinvolgevano anche noi, per “esportare la democrazia”. Questa cultura politica del sistema non ha mai rinnegato la guerra. La guerra contro la violenza è competizione imitativa: perciò fallisce. Perciò è sconfitta in partenza. Nel 1945 la vittoria militare ha sostituito il nazismo con la minaccia bellica nucleare sul mondo. La democrazia dei diritti umani o diventa pacifica, e rinuncia-supera la guerra, oppure fallisce. La guerra è la maggiore contraddizione dei diritti umani. La violazione dei diritti umani è inseparabile, nella guerra, tra una parte e l’altra: ogni arma offende tutta l’umanità, anche di chi la usa. La violenza strutturale-economica e la violenza culturale-superba stimolano la violenza ribelle e poi la risposta della violenza repressiva: una catena di fallimenti e di dolori. Ma l’umanità potrà uscirne: tocca a noi tutti pensare, ritrovare e volere le vie della pace nella giustizia per tutti gli umani e tutta la terra.
1.9.2021 Enrico Peyretti

Diario dal 2 settembre

2 settembre

  • il manifesto – Sui profughi, un vergognoso scaricabarile dell’Unione europea – «Vanno accolti, ma a casa d’altri». I governi europei, le forze democratiche, si sono arresi alla dottrina razzista degli Orbán, dei Salvini e della Meloni. Mattarella inascoltato.
  • La Stampa – Pinerolo non è un caso isolato, razzismo in tutta la filiera del cibo – intervista a Aboubakar Soumahoro – i braccianti pagati 6 euro l’ora se africani, 7 se invece sono bianchi non è un caso limitato al Piemonte, né all’agricoltura. E’ l’intera filiera del cibo ad avere una impostazione razziale. Le donne sono doppiamente discriminate
  • il manifesto – Interventi militari e diritti umani, esportare la democrazia non si può – Il tragico epilogo dell’occupazione militare in Afghanistan dovrebbe aver almeno spazzato via il grande inganno: non esistono «guerre umanitarie». Al limite può essere invocato il diritto di resistenza contro il tiranno ovvero contro l’invasore, ma l’uso della forza comporta sempre azioni contro l’umanità. Non si tratta di essere pacifisti, ma solo di essere contrari alla guerra. Lo ha detto Gino Strada, lo ha stabilito la nostra costituzione.
  • La Stampa – Profughi Merce di scambio di Domenico Quirico – I fuggiaschi, li ripudiamo in massa e paghiamo chi li tiene lontani da noi. L’esperienza turca si replica e diventa universale, vertiginosa caduta morale a cui tutti i governi dell’Unione appongono la firma. Fino a ieri volevamo sapere tutto dei patimenti afghani. Adesso, trasformati in numero e massa, cioè in migranti, che importa cosa pensino e possano raccontare uno ad uno?

3 settembre

  • il fatto quotidiano – Bonus bebè agli stranieri, la Corte Ue boccia la manovra di Renzi.- L’Italia ha violato il principio comunitario di non discriminazione negando agli stranieri il bonus bebè. A sancirlo è la Corte di Giustizia europea che, chiamata in causa dalla Corte costituzionale italiana, ha evidenziato il “divieto di discriminazioni arbitrarie e la tutela della maternità e dell’infanzia, salvaguardati dalla Costituzione,
  • Avvenire – Libia. Il mistero dei filmati dalle motovedette che l’Ue ora nega di avere mai ricevuto di Nello Scavo – L’Ue aveva fornito microcamere ai natanti libici per monitorare gli interventi. Senza quei riscontri l’Unione europea non avrebbe più finanziato l’addestramento dei guardacoste libici. Invece, “nessun file video è stato ricevuto dall’Ue” – non è da escludere che le registrazioni siano state protette come «restricted», un «noto escamotage per evitarne l’esibizione a prescindere dal contenuto».

4 settembre

  • Avvenire – Libia. Inferno Tripoli di Nello Scavo – Nel nuovo rapporto Onu sui campi di detenzione orrori e abusi anche sui bambini. Un durissimo atto d’accusa nei confronti delle milizie e della cosiddetta guardia costiera libica che, alla data del 14 agosto, aveva riportato indietro 22mila persone. Ad attenderle, «tortura, violenza estrema, abusi sessuali e accesso limitato a cibo, acqua, servizi igienici e cure mediche, in alcuni casi con conseguente morte o lesioni. Il segretario generale Antonio Guterres denuncia «le continue restrizioni all’accesso umanitario e al monitoraggio da parte delle agenzie umanitarie nella Libia occidentale».

7 settembre

  • Domani – Quei milioni di migranti che non lasciano e non vogliono lasciare l’Africa – La fortezza Europa si sente sotto assedio. L’accerchiamento, in realtà, non c’è. Anzi, non c’è mai stato. E proprio ora che si teme l’ondata di arrivi dall’Afghanistan e si pensa a soluzioni che prevedano finanziamenti a Pakistan, Iran o Turchia senza garanzie sul rispetto dei diritti umani, bisognerebbe dirlo chiaramente. Chi sopporta il peso delle migrazioni di massa, in realtà, sono i paesi limitrofi o appartenenti alle aree da cui maggiormente si fugge. È l’Africa a ospitare un numero impressionante di profughi o migranti- Nell’ottobre scorso, l’Organizzazione internazionale delle migrazioni (Oim) e l’Unione africana (Ua) hanno pubblicato l’Africa Migration Report da cui emerge che entro il 2050 l’Africa farà registrare un importante sviluppo economico dovuto proprio alle migrazioni interne. Inoltre, l’occidente e il suo declino, non saranno più attrattivi come un tempo e saremo noi, i nostri figli e i nipoti a guardare all’Africa come meta migratoria anche prima del 2050. Chissà se allora si svilupperà dall’altra parte del Mediterraneo il concetto respingente “vengono tutti da noi” o se gli africani sapranno accogliere come occasione di sviluppo, arricchimento, avanzamento, i flussi da nord a sud.
  • SIR agenzia d’informazione – Rom: Migrantes e Associazione 21 luglio, incontro a Roma sul superamento dei campi rom
  • il manifesto – El Salvador – Tilo Sanchez, prete guerrigliero – La scomparsa sabato scorso, all’età di 77 anni, del sacerdote ed ex guerrigliero Rutilio Sánchez è stata un colpo durissimo per le comunità cristiane di base salvadoregne,. «Vado a cercare la pecora ferita che si è persa sulla montagna», scrisse all’allora arcivescovo Arturo Rivera y Damas comunicandogli la sua decisione: «Intendo solo prendere la croce e seguire Gesù nei burroni, sulle colline, nelle trincee dove si vivono le beatitudini alla lettera e in spirito, creando le basi del Regno di Dio, un mondo in cui ci sia pane per tutti». Punto di riferimento imprescindibile e amatissimo dell’organizzazione contadina, dopo l’esperienza al fronte era stato messo alla guida della Caritas da monsignor Romero. Dopo gli accordi di pace del 1992, Tilo scelse di accompagnare il suo popolo nel cammino della ricostruzione. È il lavoro che in tutti questi anni ha svolto il Sercoba, Equipo de Servicio para Comunidades de Base, da lui fondato nel 1992 per promuovere lo sviluppo integrale delle comunità attraverso diversi progetti di autogestione. «Il nostro compito – spiegava – è quello di educare, perché la conoscenza è veicolo di libertà; di coscientizzare, perché avere coscienza significa rompere l’isolamento, superare l’individualismo e iniziare un cammino solidale comunitario; di organizzare la base». Senza però mai rinunciare all’impegno politico in difesa dei diritti umani, contro quei «progetti di morte» – dalla costruzione di grandi dighe allo sfruttamento dei giacimenti minerari, dalla deforestazione all’uso dei pesticidi – che per Tilo impedivano «di fare della creazione qualcosa di nuovo»
  • Pressenza – CPR (centri di permanenza e rimpatrio), luoghi oscuri e abbietti, luoghi praticamente inaccessibili, luoghi dove persone fragili e disperate commettono spesso tentativi di suicidio e atti di auto-lesionismo, luoghi di abusi e solitudine, dove i migranti si vedono sequestrare o rompere i cellulari per impedire loro di riprendere e diffondere immagini dei centri.

8 settembre

  • Amnesty International – Siria: stupri e torture, arresti arbitrari a decine di profughi che tornano nel proprio Paese. Amnesty sollecita gli Stati che ospitano rifugiati siriani a garantire loro lo status di rifugiato e continuare a dargli riparo e protezione, ponendo fine ai rimpatri forzati.