I diari della settimana In primo piano

DIARIO DELLA SETTIMANA DAL 13 OTTOBRE

Muro di gomma

Diario dal 13 ottobre

13 ottobre

  • Le navi civili Open Arms e Resqpeople nel Mediterraneo centrale per nuove missioni di ricerca e soccorso. Resqpeople, da poco arrivata, ha dovuto soccorrere una barca in difficoltà e ha salvato 59 vite.
  • Domani – in Friuli chi aiuta i migranti, rischia di finire in carcere – Gabriella, Elisabetta e Luigina sono tre donne di Pordenone oltre 60 anni, che aiutano i migranti che vivono in strada a sopravvivere, resistere al freddo, alla fame e alla sete. Fanno parte della Rete Solidale Pordenone. Il prossimo novembre andranno a processo con l’accusa di aver aiutato alcuni richiedenti asilo accampati in un’area destinata a parcheggio fornendo loro coperte e quanto necessario per proteggersi. Rischiano fino a due anni e multe da 2mila euro. Le pene sono state inasprite dai decreti inSicurezza voluti da Salvini.
  • Internazionale – I nuovi muri europei contro i migranti di Annalisa Camilli – Non servono a fermare le persone, producono sofferenze inaudite, ma nonostante questo l’Europa sta entrando in una nuova epoca dei muri. L’Europa paga i governi degli stati confinanti per fermare i migranti. Lo ha fatto nel 2016 con la Turchia di Erdogan, nel 2017 con il governo libico, poi con la Tunisia, Egitto e Marocco. Ora pare che l’Europa non intenda finanziare i muri contro i migranti ma resta intatta la politica del rafforzamento delle frontiere esterne, una politica di corto respiro che ha come unico effetto quello di rafforzare i leader autoritari dei governi confinanti e mettere nelle loro mani una potente arma di ricatto: la vita di migliaia di persone usate come moneta di scambio, senza alcun rispetto dei loro diritti e nessuna attenzione per la loro sicurezza.
  • Avvenire – Famiglie di profughi isolate nel bosco di Nello Scavo –Salvateci o presto moriremo Nella terra di nessuno, sul confine Bielorussia – Polonia, decine di persone sono ancora disperse. Respinte dai gendarmi polacchi, intrappolate dai militari bielorussi. Da oltre una settimana, intere famiglie vivono senza un riparo. Raggiungerle è impossibile. Dal lato polacco viene impedito alle organizzazioni umanitarie di avvicinarsi anche solo per lasciare acqua e cibo oltre la barriera metallica issata per ostacolare i migranti.
    Ottobre Nigrizia – Se tocchiamo gli armamenti il sistema va in crisi di Alex Zanotelli – Ci sono due strumenti da utilizzare subito e con decisione: l’iniziativa “chiudere i porti alla guerra” e la campagna “banche armate”. Le banche che danno il maggior supporto all’export delle armi sono Gruppo Unicredit, Intesa San Paolo, Deutsche Bank.
    Ottobre Nigrizia – Le armi del ministro – Le spese militari per il prossimo triennio mai così alte. La strategia del ministro Lorenzo Guerini: assecondare le aziende armate nell’export di armi, la modifica della legge 185/90 per rimuovere l’argine all’export di armi, convincere l’opinione pubblica di quanto sia necessario e giusto spendere soldi in armi.

14 ottobre

  • Avvenire – Migranti consegnati ai libici. Prima condanna in Italia di Nello Scavo – Affidare i migranti alla cosiddetta guardia costiera libica è reato. Lo ha stabilito con una sentenza che farà da apripista, il Tribunale di Napoli. Il verdetto conferma come la Libia non può essere riconosciuta come luogo sicuro di sbarco.
  • Avvenire – Nuovi allarmi e naufragi – Migranti in difficoltà a rischio naufragio, gli ultimi nuovi allarmi che arrivano dal Mediterraneo: al largo della Tunisia, segnala la Ong Alarm Phone, ci sono 97 migranti in difficoltà a bordo di un’imbarcazione. «Sono alla deriva dalle 2 di notte, a 30 chilometri da Kerkennah, l’acqua sta entrando nella barca e rischiano di capovolgersi, invitiamo le autorità a lanciare un’operazione di ricerca e soccorso. Un peschereccio tunisino ha tratto in salvo inoltre 23 migranti al largo di Zarzis, in Tunisia, che erano a bordo di un’imbarcazione affondata martedì sera nell’intento di raggiungere le coste italiane. Altre tre persone che risultavano essere sulla barca risultano invece disperse. I migranti (14 pachistani, 5 bengalesi, 3 sudanesi e un egiziano) trasferiti nel porto di Zarzis hanno dichiarato di essere partiti dal porto libico di Zuara lunedì, ma una tempesta ha capovolto la loro imbarcazione. Lungo l’altra rotta, quella dell’Egeo fra Italia e Grecia, mezzi navali della Guardia di finanza hanno avvistato ieri pomeriggio a 14 miglia al largo da Santa Maria di Leuca un veliero con 73 persone a bordo. Ad attendere i migranti ci sono medici Usmaf e volontari di Croce Rossa e Caritas.

15 ottobre

  • La Stampa – La rotta turca di Fabio Albanese – Li hanno trovati nella notte, infreddoliti, tutti ancora sull’imbarcazione incagliata tra gli scogli: 84 migranti; tra loro dieci donne, una delle quali incinta, e otto bambini. Erano su un veliero, uno dei tanti che attraversano Egeo e Mediterraneo orientale, la rotta turca, per giungere fino in Grecia o in Italia.
  • La Stampa – L’orrore sulla zattera al largo della Libia. A bordo 140 migranti e 15 cadaveri. Un video mostra i corpi sul ponte della barca.
  • ResQ.People Saving People – Finalmente a terra, nel porto di Pozzallo, i naufraghi salvati dalla nave della Ong presieduta da Gherardo Colombo.
  • Polonia nuova legge contro i migranti – In violazione del diritto internazionale e delle norme delle Nazioni Unite sui diritti umani dei profughi, chi entra illegalmente non potrà più presentare istanza di riconoscimento del diritto d’asilo. Il governo di Varsavia ha approvato una legge che autorizza qualsiasi soldato delle sue temute truppe di frontiera a espellere immediatamente qualsiasi esule o migrante sia entrato illegalmente in territorio polacco.

17 ottobre

  • il manifesto – L’Italia e l’Europa ci aiutino: portateci via dalla Libia -Migliaia di rifugiati sono accampati da due settimane davanti alla sede dell’Agenzia delle Nazioni Unite per i rifugiati di Tripoli, dove non si era mai vista una protesta simile. Sono soprattutto eritrei, somali, etiopi e sudanesi, nazionalità a cui quasi sempre viene riconosciuto l’asilo politico. «In Libia siamo in pericolo, chiediamo il trasferimento in un paese sicuro», afferma Kosofo (un nome di fantasia per evitare ritorrsioni), 29enne nato in Sudan ma da cinque anni in Libia.
  • Carta di Roma – Le “green light” che salvano i migranti nei boschi della Polonia – Da qualche giorno in Polonia, lungo il confine occidentale verso la Bielorussia, sono spuntate piccole luci verdi visibili soprattutto di notte: è un messaggio in codice, un invito rivolto ai migranti e richiedenti asilo ad avvicinarsi e chiedere aiuto. Chi ha acceso quella luce è pronto a dar loro da mangiare e un rifugio caldo e sicuro nonostante rischi multe o denunce per favoreggiamento dell’immigrazione illegale. C’è anche una promessa: chi apre la porta non chiamerà la polizia e non rischierà di essere respinto nei boschi verso il confine bielorusso.

18 ottobre

  • La bottega del barbieri – Frontiera sud del Messico: migliaia di persone in cammino verso gli Stati Uniti, intrappolati alle frontiere messicane e sottoposti a repressioni, deportazioni e iter burocratici impossibili.
  • La nave di Mediterranea, Mare Jonio, è pronta per tornare in missioni di salvataggio nel Mediterraneo.
  • Sea Watch – Sono sei le imbarcazioni di fortuna soccorse dalla Sea Watch3 al largo della Libia. A bordo della nave ci sono 412 naufraghi. Molti casi di ustioni da carburante. Quasi un terzo sono minori. Tanti bambini. Seabird, uno dei due bimotori dell’ong tedesca Sea-Watch, che decolla ogni giorno da Lampedusa, con il compito di facilitare i soccorsi in mare, segnalando la presenza di barche in difficoltà, ha documentato operazioni della guardia costiera libica per catturare in mare e riportare in Libia migranti che erano riusciti a fuggire dai centri di detenzione libici.

19 ottobre

  • Sea Watch – la nave è in attesa di conoscere il porto dove approdare e far scendere i migranti salvati nel Mediterraneo.
  • Avvenire –Paraplegico in carrozzina abbandonato dagli scafisti sugli scogli a Favignana. Soccorso con l’intervento di un elicottero, si trova ora nell’ospedale di Trapani.
  • Alarm Phone – allarme per un gommone con 75 persone a bordo e in pericolo al largo di Tripoli. Informate le autorità perché si proceda a un salvataggio immediato.

20 ottobre

  • il manifesto – Inchiesta su Mediterranea, il Pm dà ragione alle Ong. L’equipaggio della Mare Jonio nel salvataggio compiuto il 9 maggio 2019 e poi nello sbarco a Lampedusa, ha adempiuto al dovere di soccorso e correttamente individuato l’Italia come porto sicuro per lo sbarco dei naufraghi. Seguendo lo stesso ragionamento, basato sulle convenzioni internazionali che tutelano la vita in mare, la Gip di Agrigento Micaela Raimondo ha archiviato due settimane fa l’accusa di favoreggiamento contro Arturo Centore, comandante della Sea-Watch 3 che il 19 maggio 2019 è entrato in acque territoriali italiane con a bordo 65 migranti. Ma nella richiesta di archiviazione del pubblico ministero di Agrigento Salvatore Vella c’è un aspetto inedito: nell’ordinamento italiano non esiste alcuna certificazione per le navi civili che svolgono attività di ricerca e soccorso (Sar). È quello che le Ong, soprattutto Sea-Watch, Sea-Eye, Open Arms e Msf, hanno ripetuto per mesi contestando i fermi amministrativi: le certificazioni Sar non esistono né in Italia, né nei loro Stati di bandiera (Germania, Spagna e Norvegia). Inoltre nessuna normativa può stabilire un numero massimo di naufraghi salvabili perché si porrebbe in contrasto con le convenzioni internazionali a tutela della vita in mare. Solo il comandante della nave che fa il soccorso può decidere quante persone è capace di imbarcare senza mettere in pericolo la sua unità. (sullo stesso argomento anche un articolo di Nello Scavo su Avvenire)
  • il manifesto – Solidarietà a Mimmo Lucano. Oggi alle 16 davanti all’ambasciata d’Italia a Bruxelles.

 

Solidarietà a Mimmo Lucano

 

La rete *Abolire Frontex* ha scritto una lettera aperta in solidarietà con il sindaco italiano Mimmo Lucano condannato a 13 anni di carcere per le sue azioni in solidarietà con le persone in movimento. Il 20 ottobre alle 16:00 davanti all’Ambasciata d’Italia, rue Joseph II a Bruxelles, azione di solidarietà.

 

Al Sig. Mario Draghi, Presidente del Consiglio dei ministri
Alla Sig.ra Luciana Lamorgese, Ministro dell’Interno
Alla Sig.ra Marta Cartabia, Ministro della Giustizia

Come gruppi e organizzazioni della società civile, siamo rimasti disgustati dalla sentenza di primo grado pronunciata dal tribunale di Locri a Domenico ‘Mimmo’ Lucano ed esprimiamo la nostra piena solidarietà a Mimmo. La sentenza è vergognosa e ingiusta e incarna le politiche migratorie di destra e razziste che si stanno radicando in Europa. Chiediamo al Governo italiano e a tutte le autorità competenti di scagionare immediatamente Domenico Lucano e di porre fine alle sue politiche migratorie ostili.

L’operato di Mimmo Lucano da sindaco è stato un esempio vissuto e tangibile di vita solidale. Ha dimostrato che inclusione, giustizia e assistenza sociale sono possibili e possono invertire l’ondata di razzismo e xenofobia. La sentenza a suo carico non riflette la giustizia, ma piuttosto brilla alla luce dei programmi politici razzisti che criminalizzano la solidarietà e fortificano le mura dell’Europa.

Oltre 44.764 persone sono state uccise dalle politiche militarizzate ai confini della Fortezza Europa dal 1993. Altre migliaia sono brutalmente criminalizzate, represse e oppresse dopo aver raggiunto l’Europa: ogni giorno è una lotta. Gli Stati membri dell’UE stanno usando tattiche violente e illegali per costringere i richiedenti asilo a tornare indietro attraverso i loro confini nell’ambito di operazioni finanziate dall’UE. Le prove raccolte da numerosi rapporti rivelano che i migranti sono stati picchiati e allontanati con spari negli ultimi mesi, durante le cosiddette operazioni di “respingimento” condotte da uomini mascherati in Croazia, Romania e Grecia. Questo in aggiunta alle famigerate intercettazioni e respingimenti effettuati dalla cosiddetta guardia costiera libica che è finanziata dall’UE e addestrata dalla marina italiana.

Gli Stati europei non riescono a fornire percorsi sicuri, riparo e altro supporto alle persone in movimento. Non riescono a soccorrere le persone in difficoltà e ad affrontare la propria responsabilità e complicità nel costringere le persone a spostarsi. Nei campi, nei centri di asilo, nei centri di detenzione e per le strade, le persone in movimento si sono organizzate per protestare contro condizioni disumane, detenzioni e deportazioni e chiedere il permesso di soggiorno, con prospettive future sicure e vivibili. Mentre l’UE e i governi europei negano la responsabilità e si astengono dal servire il diritto internazionale, ONG, attivisti e persone come Mimmo Lucano intervengono e mostrano solidarietà nella prassi. L’Europa sta esternalizzando i suoi obblighi internazionali alla società civile.

Queste proteste si scontrano spesso con la repressione statale e di polizia. La solidarietà è spesso criminalizzata. Le navi di ricerca e salvataggio sono state confiscate e gli equipaggi sono stati arrestati; così come altre persone che sostengono le persone in movimento e intraprendono azioni contro le micidiali politiche e istituzioni europee sulle frontiere. I posti occupati per trovare riparo sono stati sgomberati, la distribuzione di cibo e aiuti ai valichi di frontiera è stata interrotta, le rivolte nei centri di asilo e di detenzione sono state represse con la violenza, le persone sono state messe in celle di isolamento, è stata negata l’assistenza medica e legale e sono state violentemente deportate.

L’Europa è costruita su una storia di colonialismo, schiavitù, imperialismo, estrattivismo e sfruttamento che continua ancora oggi. Le politiche di confine dell’UE istituzionalizzano questa violenza, ingiustizia e disuguaglianza. L’UE e i suoi Stati membri dovrebbero assumersi la responsabilità di ciò e costruire comunità, non muri. L’attuale politica non risolve alcun problema ma lo esternalizza violentemente come esemplificato dalla stretta collaborazione e dal sostegno finanziario e materiale dell’Italia alla guardia costiera libica, costantemente colpevole di violenze e respingimenti contro le persone in movimento.

Siamo solidali con le persone in movimento e con coloro che le sostengono, senza esitazioni. Tutti dovrebbero essere liberi di muoversi e vivere, ma nessuno dovrebbe essere costretto a muoversi. La militarizzazione delle frontiere non è la soluzione. Altre politiche migratorie sono possibili e necessarie, basate sull’analisi delle cause e delle responsabilità della migrazione forzata, basate sulla solidarietà.

“Mimmo libero!” e ponete fine alla persecuzione delle persone in movimento e di chi le sostiene.

La solidarietà non sarà mai un crimine